sabato 16 aprile 2011

INVITO Costituzione Comitato Vallesina "Vota Sì per fermare il nucleare"

Abbiamo l’opportunità di dare al Paese un futuro nuovo. Il referendum del 12 e 13 giugno è una splendida occasione di democrazia, per alzare la voce nell’interesse di tutto il paese.
Come già sapete, si è stato costituito ed è operativo il Comitato nazionale e regionale “Vota Sì per fermare il nucleare”, formato da un vasto schieramento unitario di organizzazioni sociali (vedi elenco), di diverso orientamento politico e culturale a cui la sua associazione ha aderito.
Noi vogliamo costruire un Comitato nella Vallesina per mettere la nostra energia, smascherare i trucchetti dei nuclearisti e far capire cosa davvero è più utile, sicuro e conveniente per gli italiani.
Un coordinamento in cui siamo tutti favorevoli al referendum come strumento di democrazia ma anche preoccupati che la scelta del ritorno al nucleare blocchi il processo di innovazione in campo energetico già in atto.
La sfida è molto ambiziosa: convincere a recarsi al voto non meno di 25 milioni di cittadini e far prevalere il SI’.
Per raggiungere questo obiettivo, importantissimo per il Paese, riteniamo sia che strategico organizzarci e coordinarci anche nella nostra Vallesina con un comitato locale “Vota Sì per fermare il nucleare”.
Per condividere ciò, abbiamo pensato di promuovere un primo incontro il giorno
mercoledì 20 aprile alle ore 18,00
presso il Cantinone a Jesi
in via in via San Marino a Jesi
(a pochi passi da Porta Valle)

Confidando nella Tua partecipazione, Ti salutiamo cordialmente.

Per conto del Comitato Regionale
Mario Argentati
Leonello Negozi
Vincenzo Russo

martedì 12 aprile 2011

Il Pd intercetti il vento ecologista

Il grande balzo dei Gruenen tedeschi (verdi), la flessione del Spd, il tracollo dei liberali e l’arretramento del partito della Merkel rappresentano la cifra del risultato elettorale dei due Lander che sono andati al voto pochi giorni fa. Il dato ha una sua importanza per le tendenze elettorali che mette in luce, da una parte le difficoltà serie dei liberali e delle destre, dall’altra la difficoltà e le divisioni della sinistra. Questi orientamenti sembrano manifestarsi anche in altri paesi europei e parlano di un affanno delle grandi “famiglie” politiche e delle forze al governo di fronte alla crisi economica, sociale e diplomatica dell’Europa.


La crescita elettorale dei verdi tedeschi rappresenta un dato significativo su cui la drammatica vicenda di Fukushima ha inciso ma non in maniera determinante, essendo piuttosto il risultato di una lunga pratica d’impegno ecologista e di una percorso politico che ha fatto superare una visione minoritaria, di sola denuncia e di nicchia, rendendo i Gruenen un partito di governo a tutto campo. Il loro pensiero ecologista ha prodotto una nuova visione dell’economia e della politica facendo della sostenibilità dello sviluppo e del sistema energetico e produttivo una proposta di governo per fronteggiare la crisi economica e sociale della Germania.

Anche in altri paesi europei, questo tipo di proposta incontra l’onda crescente sia delle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cambiamenti climatici, sia delle nuove opportunità per la ricerca, l’impresa e l’occupazione che la qualità sociale e ambientale dello sviluppo ha messo in essere.

Da tutto ciò il Pd viene sollecitato a rafforzare il proprio profilo ecologista e le proposte per lo sviluppo sostenibile e la green economy e a lavorare per rendere sempre più chiaro che esse rappresentano l’unica via possibile per il rilancio dell’impresa, della ricerca e dell’occupazione. Tuttavia, non vanno fatti generici parallelismi. Le diversità tra l’esperienza dei verdi italiani e quella dei tedeschi ed europei è notevole, come quella tra il Pd e le forze democratiche e socialdemocratiche europee. In Italia il partito dei verdi ha storicamente coperto un’area culturale e politica importante ma elitaria, forse più di altri ha subìto le conseguenze di una impostazione di sola denuncia.
In Germania invece essi sono da tempo una forza di governo alleata con i socialdemocratici.
Ma anche le forze di sinistra e democratiche italiane hanno operato per superare diffidenze e resistenze e per eliminare ogni contrapposizione tra lavoro e ambiente, tra occupazione e sviluppo sostenibile. Il Pd, infine, è nato raccogliendo le esperienze più avanzate dell’ecologismo italiano e ha collocato nel proprio dna i valori e la cultura ambientalista.
Tuttavia, il tratto ecologista fa fatica ad emergere nel modo d’essere e di agire dei democratici. Come mai? Pur in presenza di una crescita della consapevolezza dei cittadini sull'instabilità climatica e i rischi ambientali, l’azione del Pd rimane ancora insufficiente. In molte realtà abbiamo difficoltà nelle politiche: rifiuti, difesa del suolo, aree verdi, tutela del suolo nelle realtà urbane, mobilità sostenibile, sistema dei controlli ambientali, tutela della biodiversità e degli animali. Le risposte che il Pd ha dato sono giuste ma stentano a diventare partecipazione, aggregazione sociale e governo locale.
Eppure abbiamo fatto scelte giuste e impegnative per l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e contro il nucleare di Berlusconi. Sull'acqua la nostra proposta è valida ma non è conosciuta, come tante altre del Pd.
C’è ancora una scarsa consapevolezza del fatto che ci troviamo dentro l’epoca della rivoluzione “eco industriale” e che questa è la chiave di volta della competitività globale. Con questa consapevolezza andrebbe consolidato ed esteso il buon lavoro in atto, per definire politiche industriali, qualità del sistema produttivo, dell’innovazione, dei prodotti, dell’agricoltura, del turismo e di tanti altri settori economici.
Una attenzione particolare va data al moltiplicarsi di imprese che vedono nella green economy il proprio futuro e con cui dobbiamo allacciare rapporti politici e sostenerle, come abbiamo fatto per chi opera nella nuova filiera delle fonti rinnovabili.
La necessità e lo spazio politico sono grandi e la battaglia referendaria è una imperdibile occasione per far conoscere le nostre proposte e la nostra cultura ecologista. Non dobbiamo essere preoccupati se alcuni partiti tentano di intestarsi l’ecologismo.
Non è questo che offusca il profilo ecologista del Pd.
Semmai ci deve seriamente preoccupare il tipo di concezione e di struttura del partito che c’è e che non gira come dovrebbe: i soggetti del pluralismo interno si considerano in permanente competizione tra di loro, il risultato è che il partito in quanto tale è offuscato, gli incarichi prescindono spesso dalle competenze a causa della “spartizione” correntizia e il ruolo degli organismi dirigenti a tutti i livelli risulta troppo spesso formale e non incisivo. La cosa non va.
Questo modo di praticare il pluralismo è semplicemente dissolvente, perché non potrà mai esserci una singola parte autosufficiente e che possa prescindere dall'unità e dall’autorevolezza dell’insieme. Serve riportare il Pd a unità, plurale, ma unità.
Di questo modo d’essere del Pd l’ecologismo già subisce le conseguenze negative e corre il serio rischio di essere relegato a corrente interna invece di rappresentare una grande e fertile cultura comune, parte del patrimonio genetico del partito.
Sergio Gentili, Coordinatore Forum Politiche ambientali Pd

Rinnovabili, governo emani decreto e ripari il danno

Prima dello scellerato ‘decreto Romani’ sulle rinnovabili l’Italia correva, con risultati inimmaginabili fino a qualche anno fa (quarti nel mondo, nel 2010, per crescita del settore, dietro solo alla Cina, alla Germania e agli Stati Uniti) e stava finalmente crescendo anche la filiera industriale nazionale, con un aumento del 520 per cento in 3 anni per le  tecnologie Made in Italy.
Il decreto ha colpito in modo durissimo proprio il settore che più di ogni altro ha prodotto in questi anni crescita dell’economia, dell’occupazione, dell’innovazione, bloccando i progetti delle famiglie e delle imprese ed i finanziamenti delle banche.

Il governo deve rapidamente, e quanto più possibile, riparare il danno. Il decreto sui nuovi incentivi per il fotovoltaico deve essere emanato accogliendo le proposte ragionevoli avanzate anche delle associazioni del settore: salvaguardare gli investimenti già avviati, nessun tetto annuale ai MW installabili, riduzione graduale delle tariffe sul modello tedesco, sostegno allo sviluppo di industrie italiane produttrici di impianti e tecnologie.
Le rinnovabili sono un investimento sul futuro, non un costo.

Fabrizio Vigni - presidente nazionale Ecologisti Democratici

venerdì 1 aprile 2011

Obama: per lo Stato solo auto verdi

Barack Obama ha ufficializzato che entro il 2015 tutti i veicoli governativi (circa 600.000 tra auto e veicoli commerciali) saranno ibridi, elettrici o alimentati con carburanti alternativi.
Questo provvedimento potrebbe essere esteso anche alle aziende private con cui l'Amministrazione pubblica potrebbe creare delle partnership per facilitare il passaggio ai sistemi alternativi di propulsione.
Barack Obama prevede, per il 2025, la riduzione di un terzo delle importazioni di petrolio da parte degli Usa.

L'indicazione fornita alla US General Services Administration - che acquista i veicoli per il Governo - e a tutte le agenzie federali per arrivare ad un 100% di mezzi ibridi, elettrici o alimentati con carburanti alternative dovrebbe di fatto - sottolinea Automotive News - decuplicare la quota attuale di mezzi "puliti", pari a 14.000 unità circa nell'anno fiscale 2009-2010 su un totale di 145.473 veicoli acquistati.